In questi giorni, nei quali la peggior fantascienza distopica sembra aver invaso la realtà (parlo ovviamente dell’epidemia del coronavirus), molti sono portati a riflettere, in particolare, sul fatto che la straordinaria crescita della nostra civiltà nel mondo chiuso ha raggiunto il limite. Può forse quindi essere gradita una riflessione di carattere più generale, di tipo filosofico pratico. Ovvero, quali futuri ci attendono, a seconda delle scelte che faremo.
La prima considerazione che mi viene spontanea: non è più tempo di discutere se il climate change sia reale o no, e se sia causato principalmente da attività antropiche. Il COVID19 ci ha brutalmente trasportati in un altro contesto, dove ci sono minacce reali e tangibili, che ci richiedono di andare oltre le dotte disquisizioni, e capire invece cosa possiamo e dobbiamo fare. Vorrei aggiungere che questa epidemia non è neppure il solo evento catastrofico che si è manifestato nei primi due mesi del 2020. Vi sono infatti vaste regioni medio-orientali che sperimentano il flagello delle locuste, in proporzioni che hanno pochi precedenti, o forse nessuno. Fin troppo facile, per i sostenitori dell’origine antropica del climate change, attribuire tali eventi catastrofici alla nostra avidità, additando il profitto come il male supremo, generatore di tutte le sciagure.
Ma, si deve sommessamente obiettare, qualsiasi tentativo di sostituire il libero mercato e la democrazia con qualcos’altro – in teoria socialmente più equo – è finora naufragato nella miseria di burocrazie dittatoriali, livellamento al livello più basso, annientamento della qualità e dell’eccellenza. Continue reading →