MUSK SALDAMENTE IN TESTA NELLA CORSA ALLO SPAZIO, E STACCA TUTTI DI PARECCHIE LUNGHEZZE

La missione Crew 1 ha portato 4 astronauti sulla ISS

Il 17 Novembre, alle 4 circa del mattino (ora italiana) la navicella Dragon Crew “Resilience” ha attraccato alla ISS, portando a bordo della stazione ben quattro nuovi ospiti: – Mike Hopkins, della NASA, il comandante della missione, Shannon Walker, NASA e Soichi Noguchi, JAXA, specialisti di missione, Victor Glower, NASA, pilota. Gli inquilini della ISS sono ora sette (ma non si tratta di un record: circa un anno fa erano nove). Quella di lunedì scorso è stata la prima missione ufficiale della navicella Dragon, la Crew 1. Tuttavia un’altra Dragon, battezzata “Endeavour”, in onore dello storico Shuttle, aveva già portato due astronauti, Bob Behnken e Doug Hurley, a bordo della ISS, con il volo di prova operativa, denominato “Demo 1”. Non deve però stupire che un volo di prova sia stato utilizzato per portare due astronauti: molti astronauti NASA sono anche piloti collaudatori, militari, quindi collaudare i veicoli fa parte del loro mestiere. Ben diverso, quanto a garanzie assicurative, sarà quando la stessa Dragon porterà turisti paganti a visitare la ISS. O quando il nuovo veicolo Space X oggi in corso di test, la “Starship”, porterà passeggeri civili a fare un giro in orbita lunare.

Starship, il primo veicolo spaziale interamente riutilizzabile

Elon Musk procede a tappe forzate nello sviluppo di veicoli spaziali riutilizzabili. Starship, il cui prototipo SN8 è previsto compiere un primo salto a 15 km di altezza entro la fine di questo mese, sarà il primo veicolo spaziale interamente riutilizzabile. Il programma di test ha subito un rallentamento a causa di alcuni detriti di cemento – sollevati dall’accensione di uno dei motori — che hanno tagliato un cavo avionico. L’incidente ha comunque permesso di verificare il buon funzionamento di un dispositivo di sicurezza aggiuntivo, recentemente installato, che ha isolato tempestivamente il sistema pneumatico, impedendo una disastrosa esplosione.
Non deve sfuggire a nessuno l’importanza epocale del fattore riutilizzabilità: il pieno riutilizzo dei veicoli spaziali porterà progressivamente il costo del trasporto terra-orbita al livello del costo dei normali voli di linea, aprendo di fatto la frontiera alta allo sviluppo industriale civile.
A decollo e atterraggio verticale, Starship è una grossa astronave, a due stadi, entrambi fatti per tornare a terra, sostenendosi sui loro retrorazzi. La nave utilizza un sistema propulsore basato su un motore di nuova concezione, il Raptor, a metano ed ossigeno liquido: 31 motori per il primo stadio (“Super-Heavy”) e 6 per il secondo, la vera e propria Starship. Questa macchina renderà obsoleti tutti i veicoli precedenti, compreso l’ormai mitico Falcon 9, che ha solo 10 anni, e conta ancora pochissimi emulatori (uno fra tutti è la Blue Origin di Jeff Bezos, con il suo New Glenn). Avedo tra i principali requisiti la versatilità, Starship si colloca nella classe dei lanciatori pesanti: potrà portare fino a 100 passeggeri, oppure carichi utili superiori alle 100 tonnellate (in orbita bassa), con l’obiettivo di raggiungere le 150 tonnellate. Le dimensioni sono impressionanti: 72 metri l’Heavy-Lift, 50 la Starship, per un diametro di 9 metri, ed un’altezza vertiginosa di complessivi 122 metri. Visto da terra deve essere davvero impressionante!
Prima ancora di aver compiuto il volo inaugurale, previsto per il 2021, Starship viene già prodotta con criterio industriale: a Boca Chica, accanto ad SN8, pronta ed equipaggiata con 3 motori Raptor per il suo volo di prova a quota 15 km, già campeggia SN9, che attende il montaggio del cono superiore e sta passando i primi test. Altri prototipi, SN10, SN11, SN12, SN13, SN14, sono in corso di costruzione.
Il lavoro non si è fermato neppure un giorno, nonostante la pandemia, che sembra invece avere ancora di più spronato Musk, nella sua corsa. È chiaro che l’obiettivo di Elon – il “tycoon”, come viene chiamato con supponenza da quanti vorrebbero rappresentarlo come un tipico “squalo capitalista” — non è solo essere il primo a beneficiare degli enormi ritorni di investimento che la vera space economy porterà, una volta che lo sviluppo civile nello spazio sarà saldamente avviato. Elon Musk lo ha dichiarato fin dall’inizio della sua avventura, quando ha fondato Space X, investendovi tutta la fortuna che aveva accumulato con l’invenzione e lo sviluppo di Paypal: il suo obiettivo è contribuire alla trasformazione della specie umana in una specie multi-planetaria, assicurando all’umanità quel “pianeta B” di cui ancora non disponiamo. E sa anche che questa missione è estremamente prioritaria, nonché in forte ritardo.

Lo spazio o la Terra? Biden sembra propendere per la seconda

Nel frattempo ci sono state, per così dire, le elezioni negli Stati Uniti. Confidando che prima o poi abbia termine la diatriba intentata dal presidente uscente, che continua a contestare l’esito del voto, leggiamo tuttavia con una certa costernazione che la nuova amministrazione di Joe Biden pianifica il taglio del budget dei programmi di volo spaziale con equipaggio della NASA, per dare più fondi all’osservazione della Terra, soprattutto per quanto riguarda i cambiamenti climatici e le questioni ambientali. Il primo a farne le spese sarebbe il programma lunare del 2024, che vedrà probabilmente un prolungamento dello scheduling.
Nessun dubbio che le tecnologie spaziali possano essere di grande aiuto nel contesto ambientale, e potrei anche aggiungere qualche voce in più, come strategie attive di mitigazione degli effetti a lungo termine dei fenomeni climatici estremi. I leader mondiali stanno scommettendo il nostro futuro solo sulle strategie passive, vale a dire sulla progressiva riduzione delle emissioni di CO2. Ma, se questa azione – sempre che raggiunga i valori desiderati – non fosse sufficiente a mitigare il riscaldamento globale? E se altri agenti, scientificamente stimati più pesanti della Co2 (es. metano e vapore acqueo), continuassero a scaldare il pianeta? E se il riscaldamento non fosse dovuto principalmente alle nostre attività industriali? Avremmo contribuito alla peggiore crisi economica di tutti i tempi, e le nostre città costiere sarebbero comunque sommerse!
Satelliti dotati di grandi schermi potrebbero, ad esempio: rinfrescare le superfici oceaniche, per mitigare il riscaldamento delle acque; ombreggiare le regioni artiche ed antartiche, per evitare lo scioglimento delle calotte glaciali; rinfrescare le zone desertiche, per favorire la crescita di nuove foreste. Analogamente, satelliti dotati di specchi solari, potrebbero essere utilizzati per riscaldare il pianeta, nel caso si verificasse una nuova era glaciale.
La stessa priorità accordata ai programmi spaziali ambientali dovrebbe essere però data all’insediamento e all’industrializzazione della regione spaziale geo-lunare. Lo sviluppo spaziale è infatti una strategia primaria contro la terribile multi-crisi che sta colpendo la nostra civiltà globalizzata: pandemie, crisi economiche, climatico-ambientali, conflitti per le risorse, migrazioni, disoccupazione.
L’apertura della frontiera spaziale alle iniziative commerciali e industriali può rilanciare l’economia del Pianeta Terra a un ritmo senza precedenti, e tutto senza peggiorare le condizioni ambientali. Anzi, in prospettiva, quando la crescita della cittadinanza spaziale supererà quella terrestre, l’ambiente naturale del Pianeta Terra comincerà ad essere progressivamente alleggerito dal peso del nostro sviluppo industriale.

Dove trovare i fondi per soddisfare entrambe le priorità?

Sono convinto che non sia affatto necessario togliere fondi al programma lunare per darli all’osservazione della Terra. Si possono benissimo perseguire entrambi gli obiettivi. Anche perché la Cina non aspetterà certo, e procederà ad installare le proprie basi lunari secondo i propri programmi.
In primo luogo, osserviamo che la spesa militare stanziata per l’anno 2020 dall’amministrazione Trump è stata di 732 miliardi di dollari. La spesa militare mondiale vale poco meno di 2.000 miliardi. Il budget della NASA per il 2020 è stato di 22,6 miliardi di dollari, e la spesa mondiale per lo spazio circa 70 miliardi, un miserabile 3,5% della spesa militare globale: che vergogna! 2 trilioni per la morte, e qualche spicciolo per lo spazio, che è la vita…
Probabilmente non sarebbe comunque possibile raggiungere l’obiettivo della nuova missione lunare per il 2024, neppure mettendo in campo maggiori sforzi finanziari. Tuttavia, anche se l’obiettivo realistico fosse il 2026, va considerato il costo ridotto delle nuove tecnologie riutilizzabili, rispetto agli obsoleti e costosissimi razzi spendibili, attualmente inclusi nel progetto Space Launch System.
Sicuramente il risparmio, utilizzando una macchina di nuova concezione come StarShip al posto di SLS, si conterà nell’ordine di parecchi miliardi. Il denaro risparmiato potrebbe essere destinato ad altri programmi urgenti. Per esempio, solo qualche suggerimento: accelerare lo sviluppo di veicoli per il trasporto spaziale di passeggeri completamente riutilizzabili, sicuri, confortevoli e a basso costo; sviluppare una nuova stazione spaziale dotata di gravità artificiale, magari in L5 (un progetto che contribuirebbe notevolmente alla sostenibilità del programma lunare, fornendo una nuova sistemazione per i pionieri che esploreranno e lavoreranno sulla Luna, evitando i danni alla salute umana causati dalla bassa gravità); accelerare la sperimentazione di tecnologie per proteggere la vita e la salute umana dalle radiazioni cosmiche; sviluppare un impianto orbitale ad energia solare, per iniziare a sperimentare la trasmissione di energia sulla superficie terrestre; accelerare la sperimentazione di tecniche di eso-agricoltura, per assicurare ambienti verdi sulla Luna e negli habitat spaziali. Ed anche, ovviamente, l’aumento dell’attenzione alla superficie della terra ed ai suoi mari.

Su questi temi si sono aperti i lavori di preparazione del 3° Congresso Mondiale di Space Renaissance International, la cui sessione conclusiva si terrà dal 26 al 28 Giugno 2021. https://2021.spacerenaissance.space/

E’ già aperto il Call for Paper, e anche le iscrizioni, il tutto gratuito.

Durante i prossimi mesi si svolgeranno diversi webinar, il prossimo su Space Safety, il 13 dicembre 2020

Ad Astra!

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Posted by ADRIANO AUTINO