ADRIANO AUTINO

Risposta a Rosi Braidotti sul Corriere della Sera

Risposta a Rosi Braidotti sul Corriere della Sera

Alla Redazione del Corriere della Sera.

Scriviamo nella speranza che vogliate pubblicare questa nostra risposta all’intervista di Leonardo Caffo alla filosofa Rosi Braidotti, pubblicata il 5 di Aprile sul Corriere della Sera, edizione online. Non intendiamo esprimerci sull’insieme dei concetti espressi nell’intervista, che peraltro toccano diversi temi, forse degni ciascuno di un approfondimento a sé stante.Ci riferiamo invece specificamente alle affermazioni categoriche che Braidotti fa relativamente all’espansione della civiltà nello spazio, sorprendentemente consonanti con quanto recentemente espresso da esponenti del movimento thunberghiano dei Fridays For Future.

“Pur di non prenderci cura del pianeta, degli animali, delle relazioni con la diversità, stiamo già lavorando per la fine della vita sulla Terra e l’inizio di quella su Marte”

La superficialità e la  disinformazione che stanno dietro questa asserzione, se non sorprendono in bocca a Greta Thunberg ed ai suoi seguaci, sono invece causa di estremo stupore ed incredulità, se manifestate da quella che ci viene presentata come una “autorità mondiale della filosofia, (…) Distinguished University Professor all’Università di Utrecht, in Olanda, dove è direttrice fondatrice del Centre for the Humanities”.

L’intervista parte con una difesa del concetto di nomadismo, con la quale difesa non possiamo che concordare al 100%. Il nomadismo è indubbiamente nel DNA umano, in gradazione più o meno accentuata nei singoli individui, ma sicuramente antico come la nostra specie, e destinato a durare oltre tutte le evoluzioni e le trasformazioni che essa attraverserà in futuro. Dobbiamo quindi subito constatare che l’orizzonte del nomadismo, per Braidotti, si limita ai confini dell’atmosfera terrestre, ed esclude pertanto la regione geo-lunare, il sistema solare, i corpi celesti diversi dal Pianeta Terra, e lo spazio cosmico in generale. La sua visione è quindi, come quella di molti suoi colleghi viventi, del tutto pre-copernicana, non solo terro-centrica, ma persino cieca, e volutamente inconsapevole, del resto dell’universo, come area di possibile nomadismo, vagabondaggio, esplorazione, insediamento ed espansione.

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MUSK SALDAMENTE IN TESTA NELLA CORSA ALLO SPAZIO, E STACCA TUTTI DI PARECCHIE LUNGHEZZE

MUSK SALDAMENTE IN TESTA NELLA CORSA ALLO SPAZIO, E STACCA TUTTI DI PARECCHIE LUNGHEZZE

La missione Crew 1 ha portato 4 astronauti sulla ISS

Il 17 Novembre, alle 4 circa del mattino (ora italiana) la navicella Dragon Crew “Resilience” ha attraccato alla ISS, portando a bordo della stazione ben quattro nuovi ospiti: – Mike Hopkins, della NASA, il comandante della missione, Shannon Walker, NASA e Soichi Noguchi, JAXA, specialisti di missione, Victor Glower, NASA, pilota. Gli inquilini della ISS sono ora sette (ma non si tratta di un record: circa un anno fa erano nove). Quella di lunedì scorso è stata la prima missione ufficiale della navicella Dragon, la Crew 1. Tuttavia un’altra Dragon, battezzata “Endeavour”, in onore dello storico Shuttle, aveva già portato due astronauti, Bob Behnken e Doug Hurley, a bordo della ISS, con il volo di prova operativa, denominato “Demo 1”. Non deve però stupire che un volo di prova sia stato utilizzato per portare due astronauti: molti astronauti NASA sono anche piloti collaudatori, militari, quindi collaudare i veicoli fa parte del loro mestiere. Ben diverso, quanto a garanzie assicurative, sarà quando la stessa Dragon porterà turisti paganti a visitare la ISS. O quando il nuovo veicolo Space X oggi in corso di test, la “Starship”, porterà passeggeri civili a fare un giro in orbita lunare.

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Guardare il cielo e le profondità dello spazio non è un diversivo dalla miseria in cui ci troviamo. Fa parte della via d’uscita.

Guardare il cielo e le profondità dello spazio non è un diversivo dalla miseria in cui ci troviamo. Fa parte della via d’uscita.

di Adriano V. Autino

La sera del lancio della Dragon Crew, ribattezzata in volo “Endeavour” da Doug Hurley e Bob Behnken, Luigi Bignami su Focus TV ha fatto un bellissimo servizio, intervistando diverse aziende protagoniste dell’industria spaziale italiana. Sì, a dispetto della coltre di silenzio mediatico che ricopre questo settore, le aziende non si sono estinte. Anzi, pur tra le mille difficoltà create dalle crisi ricorrenti, dal gelido silenzio dei media e dalla stolida indifferenza del politicume nostrano, hanno saputo perfino crescere, grazie all’eccellenza dei nostri ricercatori e tecnologi, e alla visione e capacità manageriale dei loro dirigenti. Capire come ciò sia potuto accadere è un’impresa paragonabile solo allo studio delle straordinarie forme di vita che abitano gli abissi oceanici e persino le grotte sotterranee più buie, che non hanno mai visto un raggio di luce. Fuor da ogni ironia, è stato davvero rincuorante vedere Avio, costruttrice del piccolo lanciatore Vega, Sitael, che lavora allo spazioporto per turismo spaziale di Grottaglie, e Thales Alenia Space, raccontare cosa stanno facendo. Ed anche un’altra vecchia amica (vecchia non di età! J), la Prof. Michélle Lavagna, del Politecnico di Milano, che contribuì in modo sostanziale all’organizzazione del primo Congresso Nazionale di Space Renaissance Italia nel 2014. Ebbene, il Poli di Milano sta sviluppando un impianto di estrazione dell’ossigeno dalla regolite lunare, per rifornire le basi e i villaggi che sono nei piani della NASA e dell’ESA per i prossimi anni. Continue reading →

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