Ormai gli esperti di economia e di relazioni internazionali parlano apertamente di crollo dell’Occidente, e si spingono a prevedere anche la data: il quinquiennio 2025 – 2030, definito come “molto critico”. (…) Il quadro, piuttosto completo, copre vari argomenti: lo sviluppo di una società multipolare, la continua crescita della popolazione, le risorse sempre più limitate a tutti i livelli, ed il notevole rischio di proliferazione dei conflitti, comprese le significative preoccupazioni per la diffusione di armi nucleari. (…) Dopo la caduta dei muri, durante l’ultimo quarto del secolo scorso, non si è stabilito nessun tipo di nuovo ordine mondiale. L’Occidente appare incapace di affrontare il continuo declino della sicurezza, la minaccia del terrorismo, malattia endemica della cosiddetta epoca postmoderna, e non è in grado di proteggere i suoi cittadini, per non parlare di strappare le nuove generazioni all’influenza primitiva della violenza. (…) Guardando al passato, è giudizio pressochè unanime che, quando la società si è trovata in uno stato stagnante o in declino, il progresso è stato “risvegliato” dalla guerra: shock, scossone, trauma rigeneratore, o anche “igiene del mondo “, come fu definita dal Futurismo di Marinetti nel 1909. (…) Per innescare un nuovo rinascimento e’ necessario un grande trauma, e lo sviluppo di molti concetti leader a livello mondiale… ma abbiamo già visto che non può essere una guerra. (…= Proponiamo una nuova prospettiva, una maggiore comprensione e compassione umana, orizzonti di alto profilo, di progressiva e vasta portata,nuova linfa alla democrazia, e non carne da cannone alla tirannide, orizzonti di libertà, e non lo squallore ed il fango della miseria. E sarebbe inutile invocare la stabilità, la democrazia, la libertà, lo sviluppo e il benessere, senza la dignità che viene dal lavoro: senza nuovo sviluppo industriale, nulla potrà fermare l’Armageddon. Le rivoluzioni più feconde, infatti, sono state quelle industriali. E l’unica rivoluzione industriale possibile, di enorme rilevanza e potenzialità, è lo sviluppo dell’astronautica civile, dall’orbita bassa terrestre allo spazio cislunare.
Sognando lo Spazio, la Musica del Rinascimento Spaziale!
E’ ora disponibile il cd, pubblicato da Urania Records, “Sognando lo Spazio”. L’opera, di grande spessore artistico e tecnico, è stata registrata da Elena Cecconi (flauto) e Tim Carey (pianoforte) nell’ottobre 2015, nei giorni intercorsi tra il concerto al teatro di Caldana ed i concerti al Politecnico di Torino ed alla Villa Tesoriera, sempre nel capoluogo torinese. Da Bellini a John Williams, passando per Debussy, Jolivet, Reinecke, Devoti e Buss, il viaggio ideale della cultura umana, dagli albori mitologici all’espansione nello spazio… Di questo cd siamo particolarmente orgogliosi: Space Renaissance Italia ha infatti contribuito alla sua produzione, ed il nostro logo fa bella mostra di sè nel libretto!
La macchina della guerra, e una proposta per fermarla o meglio trasformarla
di Alberto Cavallo
Eliminare i conflitti è uno scopo nobile e necessario, nessuno lo può negare. Liberare l’umanità dallo spettro della guerra deve essere un impegno di tutti, senza il quale il progresso tecnico ci porterà soltanto a maggiori sofferenze e distruzioni.
Il mondo sta affrontando altre emergenze, prima fra tutte il deterioramento dell’ambiente e l’esaurimento delle risorse che ci servono per vivere. Non concordo con chi parla di “salvare il pianeta”, perché il pianeta non corre nessun rischio (per ora non ci sono corpi celesti in arrivo tanto grandi da poterlo distruggere), siamo NOI che lo corriamo! Per questo è corretto usare la parola mondo, che indica il nostro ambiente di vita in tutti i suoi aspetti, naturali e sociali, e non pianeta, che indica un oggetto fisico. I problemi ambientali potranno diventare presto causa di conflitti, e con tutte quelle armi che continuiamo a produrre il risultato sarà drammatico, ne vediamo già l’inizio. L’ambiente in cui viviamo è sempre più deteriorato, con grave danno per noi e per gli altri abitanti del pianeta, a cui peraltro stiamo sottraendo tutto lo spazio vitale.
Ma non possiamo realisticamente cancellare un sistema industriale delle dimensioni di quello delle armi. La risposta può essere soltanto quella di trovare un’alternativa adatta, che consenta di riconvertire un settore industriale in un altro conservando il possibile ma ponendo fine all’assurda produzione di armi rivolte contro nessuno, ma che prima o poi si usano contro qualcuno. Se valutiamo le aziende del settore, vediamo che hanno in comune la tecnologia avanzata, soprattutto in campo aerospaziale. L’alternativa alle armi che possiamo proporre seriamente ora e per subito è una: l’espansione civile nello spazio esterno! Non sto parlando di esplorazione o di scienza pura, sto parlando di espansione economica ed anche abitativa nello spazio esterno, quella che oggi è perseguita non dalle agenzie ma dai soggetti privati.